
GLIFOMETAMORFI
Nodosi, contorti rami di ulivo, albero più che mai presente nel paesaggio collinoso di Fragneto l'Abate, luogo dove Roberto Corbo è nato ed ha vissuto, si tramutano in animali fantastici, angeli ed angeli ribelli, demoni..., con un duplice passaggio tecnico, prima dipinti di vernice d'oro, poi fusi in bronzo dorato.
Come la forma delle nuvole che ci suggerisce man mano che si modifica immagini consuete e mai viste prima, sempre nuove, così le forme impreviste di legno nodoso e fresco. La materia è in metamorfosi, è in perenne trasmutazione, come l'anima dell'uomo, i suoi sentimenti.
La materia è viva come lo spirito che lo sostanzia.
La materia esplode in forme sempre nuove, sempre diverse.
Tocca all'artista capire i suoi segni e comunicarli a chi guarda ma non vede. Sono sculture, i metamorfi di Roberto Corbo, solo nella misura in cui sono fatte di materia tridimensionale. In realtà sono puri pensieri, sensazioni, che gridano l'attaccamento alla terra, l'amore per la natura e soprattutto la convinzione che il nostro è un mondo di segni, da rilevare. "Tutto il visibile - ci rammentava Hermann Hesse nel 1935 - è espressione, tutta la natura è immagine, è linguaggio, colorato geroglifico".
Vega de Martini
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Dall'insofferenza, dall'insopportabilità del quotidiano e della meta raggiunta, scaturisce un desiderio di andare oltre, di scavalcare la pittura, che scivola inavvertitamente, si direbbe con discrezione, dalla superficie piana del quadro a quella tridimensionale della scultura. Questi lavori rimarcano una profondissima interiorità espressa in forme di legno elaborato e laccato o fuse nel bronzo, ansiosamente irreali, distanti dalla figuralità degli elementi della natura (piante, animali ecc.) a cui si ispirano e da cui provengono più che come osservazione della realtà in sé, come appassionata interpretazione della intimità del mondo reale.
Salvatore Basile



